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Il lavoro come condanna e perdizione, il lavoro come cellula primordiale dell'organismo umano, il lavoro che marchia anima e corpo di un'intera vita. Con una scrittura originale come un classico peco di jazz, che ne ha fatto uno degli autori italiani piú importante della sua generazione, in questo romanzo autobiografico Vitaliano Trevisan racconta il lavoro nel luogo in cui è una religione, il Nordest, dagli anni Settanta fino agli anni Zero. E attraverso questa lente scandaglia non solo le mutazioni del nostro Paese, ma la sua stessa vita : il fallimento dell'amore, i meccanismi di potere nascosti in qualunque relazione, la storia della propria e di ogni famiglia, che è sempre "una storia di soldi".