Signore e Signori. Ogni volta che sento ragionare o sragionare di arte - e a me accade spesso, bene o male, essa è il mio mestiere - mi torna in mente una mirabile pagina di Francesco De Sanctis a proposito della Divina Commedia. Con arguta genialità, egli dimostra come Dante, volendo fare un'allegoria etico-religiosa, sia stato costretto dalla sua natura di poeta a ribellarsi contro il concetto astratto, a dargli forma viva e solida, a farne una creazione immortale. La favola lo scalda, lo soverchia - egli dice - e vi si lascia indietro come innamorato, nè sa creare a metà, arrestarsi a mezza via.