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In occasione del cinquantesimo anniversario dell'apertura del Vaticano II, avvenuta l'11 ottobre 1962, uno dei massimi studiosi del Concilio affronta il problema dell'eredità del suo messaggio. La distanza temporale comporta inevitabilmente uno scarto culturale e quindi anche un senso di estraneità, soprattutto nelle nuove generazioni, rispetto all'epoca in cui il Concilio fu celebrato, così aperta al futuro e propensa all'ottimismo antropologico. Come proporre il cristianesimo a questo nostro tempo? È la stessa domanda cui vollero rispondere i Padri conciliari, riflettendo su temi fondamentali come l'incontro con Dio, il confronto con gli altri, l'iscrizione della singolarità cristiana in una società pluralista, la vita fraterna dei credenti e la riforma della Chiesa. Temi ineludibili anche per i cristiani di oggi, alle prese con questioni e problemi inediti, da affrontare con la medesima libertà, capacità creativa e fiducia nel futuro di Dio, che il Concilio seppe esprimere cinquant'anni fa.