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Le diverse raccolte di novelle verghiane si dimostrano un'efficace traccia riassuntiva della carriera artistica del loro autore, accompagnandoci direttamente all'interno della sua vita grazie alle evidenti similitudini che intercorrono tra i vari personaggi delle sue storie e la quotidianità del loro autore. Esse sono, inoltre, manifesto della sua poetica e ci conducono alla comprensione di essa in modo chiaro, presentandoci un primo Verga dai toni frivoli e superficiali, così come si evince dalle novelle raccolte in "Primavera ed altri racconti" (1874); ma già a partire dalla raccolta "Vita dei Campi" (1880), il tono dell'autore cambia, muta sensibilmente, probabilmente influenzato anche dagli stimoli letterari giunti sino a lui dalla Francia del Naturalismo di Zola. I toni aspri ed il sentimento di rassegnazione che caratterizza i suoi personaggi, ci parlano di un Verismo scevro da ogni ambiguità, da ogni giustizia morale che i accompagnerà all'interno delle raccolte "Novelle Rusticane" (1883), "Per le vie" (1883), "Drammi intimi" (1884), "Vagabondaggio" (1887). Egli, infine, non compreso e non apprezzato dalla critica dell'epoca, sarà sopraffatto da uno sconforto tale da ricondurlo indietro nel tempo, ad una poetica meno segnata dall'orrore degli ultimi, presentando al pubblico le raccolte: "I ricordi del capitano d'Arce" (1891) e "Don Candeloro e C." (1894-1895).