Sessant'anni fa, il 12 aprile 1961, Jurij Gagarin volò in orbita dando inizio all'era spaziale. Ma dopo i primi successi sovietici e quelli delle missioni Apollo, la corsa allo spazio si fermò. Tra il 1969 e il 1972 dodici uomini (nessuna donna) camminarono sulla Luna. Poi, più nessuno. Dall'inizio di questo secolo l'esplorazione e lo sfruttamento dello spazio hanno subito un'accelerazione paragonabile a quella degli anni Sessanta, ma con modi e motivi del tutto diversi: adesso sono le aziende private a suonare la carica.
È per raccontare questa nuova corsa allo spazio, in cui ambizioni diverse - scientifiche, tecnologiche, economiche, politiche, millenaristiche - fanno da combustibile per i razzi, che The Passenger viaggia più lontano che mai. I corvi di Odino, Huginn e Muninn si trasformano in sonde spaziali e rover su pianeti distanti, per riferirci cosa sta succedendo sopra le nostre teste, uno dei più grandi cambiamenti in atto nel - e fuori dal - mondo contemporaneo.
Si parte con Jo Marchant, scrittrice e giornalista scientifica inglese, che racconta qualcosa a cui non capita tutti i giorni di assistere: la nascita di una nuova scienza, l'astrobiologia, che raccoglie discipline diverse - dallo studio di esseri viventi « estremofili » alla ricerca di pianeti fuori dal sistema solare - per indagare l'origine e l'evoluzione della vita nell'universo. La ricerca di vita intelligente, invece, è ormai un affare cinese, come racconta Ross Andersen, vicedirettore di The Atlantic, in visita al più grande radiotelescopio del mondo, costruito nelle spettacolari montagne carsiche della Cina sudorientale con l'esplicito scopo di captare onde radio di civiltà aliene.
La Cina è anche all'avanguardia nell'esplorazione della Luna, ma non è da sola: l'autrice canadese-statunitense Rivka Galchen ci guida alla scoperta di tutti quelli - paesi o aziende - che vogliono in qualche modo sfruttare il nostro satellite. Lo scrittore olandese Frank Westerman ci riporta alla corsa allo spazio originale, quella tra Stati Uniti e Russia, che ha vissuto di prima mano nel glorioso cosmodromo di Bajkonur in Kazakistan quando le vecchie rivali hanno cominciato a collaborare al più ambizioso (e costoso) progetto comune, la costruzione della Stazione spaziale internazionale: lo spazio, spiega Westerman, è dove l'umanità proietta il meglio di sé, l'immagine che vorrebbe dare all'universo, come quella incisa sul disco d'oro a bordo delle sonde Voyager, in rotta per lo spazio interstellare.
Del rapporto dell'uomo con lo spazio parla anche lo scrittore e attivista ambientale islandese Andri Snær Magnason che riflette su come siamo ormai distaccati dalla natura che ci circonda, con conseguenze tragiche, e abbiamo disimparato a guardare un cielo stellato. Paolo Giordano ci porta invece sottoterra, nel grande laboratorio scavato nel Gran Sasso dove paradossalmente si studia lo spazio: solo con la protezione di chilometri di montagna abbiamo qualche speranza di captare i neutrini, le particelle più elusive dell'universo, con cui il sole ci bombarda in ogni secondo senza che ce ne accorgiamo.
Un altro pezzo d'autore è quello della pluripremiata scrittrice americana Lauren Groff, che in gita alla Disneyland dello spazio, a Cape Canaveral, si chiede se facciamo bene a delegare il nostro futuro all'egotismo di un paio di miliardari presuntuosi. Infine, pubblichiamo l'inchiesta della giornalista australiana Elmo Keep sulla start up Mars one, che prometteva un biglietto di sola andata per Marte, una delle storie più eclatanti di questo nuovo mondo che è il « NewSpace » delle aziende private.