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L'autrice in questo saggio-racconto, affronta il tema profondo e delicato della violenza verbale con un linguaggio comunicativo, suggerisce come fiutare le trappole delle provocazioni, star lontano da maldicenze, valutare se, come, quando e con chi vale la pena di impegnarsi in una disputa, come evitare di lasciarsi schiacciare dai sensi di colpa e di prestare il fianco ai violenti e come strutturare una difesa da abusi, calunnie e diffamazioni. Il libro, man mano che si prosegue con la lettura, porta a chiedersi con che genere di parole seminiamo ogni giorno la nostra vita e quella degli altri. Invita alla riflessione, ad entrare in quello spazio di "silenzio che cura" le ferite da parole pallottole, un silenzio dove l'anima possa trovare ristoro e rasserenarsi, dove rigenerare i pensieri e ricreare le parole. Esercitiamo ogni giorno un grande potere attraverso le parole che diciamo. La lingua è un piccolo organo che può diventare causa di grandi tragedie, quando le parole vengono sparate dalla bocca, come fossero pallottole, si scatena una guerra verbale dalla quale è quasi impossibile restare indenni. La violenza delle parole non è facilmente riconoscibile come quella fi sica, spesso subdola, assume forme, espressioni e intensità differenti, lascia segni meno visibili sul corpo per questo la sua portata distruttiva è spesso sottovalutata. Le parole che attaccano il valore di sé, denigrano, mortificano sono botte all'anima, minano la dignità, la stima, la fiducia, fanno più male di un pugno e causano danni profondi, difficili da vedere in superficie. Umiliazioni patite da bambini e rimaste dentro silenti, riaffiorano talvolta in età adulta con reazioni imprevedibili, talvolta una parola sparata con un tono minaccioso può riaprire ferite non curate o riaccendere rancori sopiti e non risolti e scatenare una rabbia distruttiva e incontrollata. Chi ha compiti educativi ha maggiore responsabilità nella formazione di giovani personalità e dovrebbe prestare maggior attenzione alle parole che fa uscir di bocca. Il confine tra violenza verbale e fisica è sottile e breve il passo di passare dalle parole alle mani, come dimostrano le storie di cronaca riportate nel libro. Qualcuno nel leggerle potrà avere delle resistenze e dire: "Io no, io non parlo così, non sparo pallottole" ma riflettendo, ognuno, nella propria storia personale potrà ricordare un episodio in cui, in un momento di rabbia, può aver fatto uscire parole che poi non avrebbe voluto dire o si è trovato a subire parole che non avrebbe voluto sentire.