In questo libro ci sono tre storie, raccontate nell'introduzione da Giovanni Maccari. La prima storia, scritta dal grande narratore russo Anton Cechov... > Lire la suite
In questo libro ci sono tre storie, raccontate nell'introduzione da Giovanni Maccari. La prima storia, scritta dal grande narratore russo Anton Cechov nel 1887, è quella del medico condotto Kirilov che ha appena perduto il figlio di sei anni e viene costretto dal fatuo Abogin ad uscire di casa per soccorrere la moglie, la quale per parte sua ha però inscenato un malore per fuggire con l'amante. La seconda storia ha per protagonista il traduttore italiano della prima, Leone Ginzburg, ebreo e oppositore del fascismo che su questo racconto lavorò dal confino poco prima di morire, nel 1944, per consegnarne la versione snella e asciutta che qui si ripropone ad un altro grande scrittore, Tommaso Landolfi, il quale la incluse nella sua antologia di "Narratori russi" che uscirà nel 1948. Nella terza storia si parla invece di uno sventurato traduttore di Cechov, capitato negli anni Trenta sotto la penna di Leone Ginzburg, implacabile recensore e dotto slavista che ne smonta le scelte in nome di "quella res nullius che è ancora la letteratura russa", praticata troppo spesso "da onestissime maestre di grammatica o da signore col fascino slavo", ribadendo la propria valutazione dello stile di Cechov e del modo più esatto di tradurlo: uno "stile familiare" ma "ricco d'allusioni, di frasi pregnanti, d'anacoluti", quello del grande scrittore russo, che chiede al traduttore, tra le altre cose, "un senso schietto e vivace della lingua parlata (quella di Cechov è tutta lingua parlata)".