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Uscita come quello che oggi verrebbe definito un instant book nel 1924, a poche settimane dall'omicidio di Giacomo Matteotti, quest'opera di Piero Gobetti ci restituisce un ritratto vivissimo del leader socialista, descritto nelle origini, negli studi, e nella sua provenienza da quel Polesine in cui il socialismo fronteggiava lo strapotere dei proprietari terrieri. Matteotti appariva forse aristocratico, perlomeno nei modi - proveniva da famiglia agiata - ma aveva introiettato il valore del sacrificio personale che adoperava tanto nella vita quanto in politica. Era ateo, ma rispettoso delle convinzioni religiose altrui; ottimo oratore, pronto a documentarsi e ad argomentare; ottimo amministratore, sindaco, assessore, fondatore di cooperative, attento ai bilanci ed implacabile contro ogni opacità.
Nelle pagine di Gobetti vive un Matteotti vivo. Un Matteotti lontano dalla salma dorata, e in fondo muta, del martire. Ed è così che ben emerge la "pericolosità" di un socialista incorruttibile, che il padronato italiano - sostenitore del fascismo - fu lieto di veder scomparire il pomeriggio del 10 giugno 1924.