Era il 1955, Histoire d'O, aveva sei mesi. Parigi chiacchierava, per scoprirne l'autore, quando un nuovo, misterioso gioiello venne ad animare la letteratura... > Lire la suite
Era il 1955, Histoire d'O, aveva sei mesi. Parigi chiacchierava, per scoprirne l'autore, quando un nuovo, misterioso gioiello venne ad animare la letteratura libertina del Novecento, Madame de V*** vede solo nero, firmato Loulou Morin, che evoca la capricciosa, malinconica, irresistibile Louise de Vilmorin (Loulou per gli amici), ultima grande dama della civiltà dei salotti, autrice di poesie e racconti deliziosi, tra cui un piccolo capolavoro, I gioielli di madame de ***. La fittizia casa editrice di Madame de V***, « À la Mauvaise Graine » alludeva al fatto che Louise apparteneva a una famiglia di giardinieri aristocratici, produttori di sementi (i « graines Vilmorin » citati nel testo; e gli ortaggi sono del resto protagonisti di uno dei passaggi più licenziosi e divertenti del racconto). L'ebbrezza, il sogno di un libertinaggio esotico e naturale rievocavano il « largo cuore » di Loulou, per cui amare era « andare verso un'altra contrada, un clima diverso ». Per Saint-Exupéry, André Malraux e tanti altri, Louise fu « una malattia ». « Ti amo per la vita, stasera » promise Loulou a Orson Welles. Ma la sua vera e tenace passione furono i quattro fratelli, e anche questo colora di piccante mondanità il finale inatteso di Madame e de V***.