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Visual culture studies: « studi sull'esperienza e l'espressione visiva umana ». La definizione, sintetica, per non dire lapidaria, è di William J. Thomas Mitchell, uno dei padri fondatori degli studi visuali contemporanei, e a fronte del fiume di parole spese per definire questo territorio ambiguo, sfuggente, persino minaccioso per l'equilibrio delle discipline accademiche, si accontenta di mettere in campo due diversi modi di rapportarsi alle immagini: farne esperienza e/o servirsene come strumenti espressivi. La novità di questa area di ricerca, si è molto scritto, consiste nel superamento degli studi di settore sulle singole forme iconiche (storia dell'arte, storia del cinema, storia dei media) e nella messa in dialogo di territori e approcci, ma nella definizione citata l'accento cade su qualcos'altro, e cioè sull'idea che l'immagine, oltre a offrirsi come tradizionale mezzo artistico e comunicativo da comprendere, sia un oggetto non semplicemente visto o guardato, ma più ampiamente esperito.