È stato scritto che tutta l'opera di Lagerkvist sembra scossa per « l'urto dell'esigenza di significato » e consiste infatti di una « oscillazione... > Lire la suite
È stato scritto che tutta l'opera di Lagerkvist sembra scossa per « l'urto dell'esigenza di significato » e consiste infatti di una « oscillazione » tra fede e dubbio, sempre a un passo da Dio, ora a meno di un passo da un nume perfino pregato e implorato e, subito dopo, avvertito come un'impossibilità, un vuoto, ma pregnante. Questo Dio sfuggente si presenta in molteplici apparenze nell'opera di Lagerkvist, esplorato, si direbbe, in tutte le sue possibili concezioni e figurazioni, con un accanimento e una profondità vertiginosa, che si fa particolarmente lancinante nei suoi ultimi scritti, che qui presentiamo: il dramma « Fate vivere l'uomo » (1949), la straordinaria sillogepoetica « La terra della sera » (1953), l'abbozzodi narrazione « Il dio solitario » (primi anni Settanta).