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« Io sono un vincente », dichiara il dottor Wasser dall'alto della sua onorata carriera come dirigente sanitario e luminare dei disturbi del sonno, nonché incallito Don Giovanni e campione di ogni concorso, quiz e gioco enigmistico. Con lo humour scanzonato del vecchio saggio, che sa ormai affrontare i grandi dubbi della vita come i cruciverba, l'ottantenne professore si abbandona al puzzle dei ricordi per ricomporre la sua infallibile ricetta esistenziale, con cui ha osato perfino sfidare, e vincere, la realtà: da ragazzo pieno di talenti incompresi in un paesino del Västmanland, promettente gommista e lavavetri all'ospedale di Uppsala, al giorno in cui il caso gli offre l'« improbabilità » di vivere un'altra vita, rubando l'identità di un medico tedesco fuggito dalla DDR. Contro ogni regola e logica, in un irresistibile attimo d'ispirazione in cui la sua volontà si fa davvero libera, l'invisibile manovale diventa il brillante dottor Wasser. Un impostore spudorato che sfodera un patrimonio inesauribile di risorse, intellettuali, creative e seduttive, per reinventarsi ogni giorno con grandioso successo elevando ad arte eroica la menzogna - che in fondo è spesso la sostanza delle nostre cosiddette verità. Uscito pochi mesi prima della sua scomparsa, La ricetta del dottor Wasser è l'ultimo romanzo di un « filosofo alle prese con il giocattolo della letteratura », come Lars Gustafsson si definiva, una sorta di Uno, nessuno e centomila al contrario in cui l'io si tuffa nelle sue infinite identità intime per trovare un'altra libertà. « No, la vita un senso non ce l'ha », dice ancora il dottor Wasser, « però glielo si può dare. Forse è quel che ho fatto. »