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L'espressione "intelligenza artificiale" richiama di solito un immaginario scientifico (e fantascientifico) fatto di robot, supercomputer e tecnologie più o meno avanguardistiche; un mondo che ha un impatto massiccio su di noi, ma che resta sostanzialmente distaccato. Anthony Elliott ci invita invece a osservare l'intero fenomeno con altri occhi. L'intelligenza artificiale è una questione che oggi riguarda non solo la scienza ma la società nel suo complesso. Non è un fenomeno tecnico e tecnologico: è un fenomeno a tutti gli effetti culturale e sociale, una condizione pervasiva del presente. Insomma, non è il futuro: è il qui e ora. L'IA « influenza gli stili di vita e la sfera privata delle persone, trasforma le organizzazioni, i sistemi sociali, gli Stati-nazione e l'economia globale. L'IA non è un progresso della tecnologia, bensì una metamorfosi di tutte le tecnologie ». « Anthony Elliott ci prepara a capire meglio il mondo digitale che ci circonda », come ha sottolineato la studiosa Helga Nowotny, e lo fa senza indulgere nel tecno-ottimismo e senza farsi trascinare da visioni pessimistiche. "La cultura dell'intelligenza artificiale" indaga le enormi potenzialità così come gli enormi rischi insiti in questo intreccio di sistemi digitali e società, offrendo al lettore, attraverso il filtro della sociologia, uno sguardo lucido e inedito sul nostro presente. E sul nostro futuro.
Sociologo e docente universitario australiano, si occupa di temi di identità, globalizzazione e rivoluzione digitale. In Italia sono stati pubblicati da Einaudi i suoi "Il nuovo individualismo" (2007) e "I concetti del sé" (2010).