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Il volume intende sottolineare l'attenzione sia alle difficoltà sia alla capacita di accoglienza che deve essere propria delle Comunità e dei responsabili che hanno il compito di essere padri", "pastori", "custodi" dei loro fratelli. "Il volume raccoglie le cinque conferenze che hanno costituito il Seminario tenutesi a Roma nel mese di febbraio 04 presso l'Università Pontificia "Teresianum". I relatori, appartenenti all'Associazione Edi. S. I., caratterizzati da competenze professionali diverse (accompagnamento spirituale, medicina, pedagogia e psicologia) hanno affrontato il tema delle "relazioni difficili" nelle comunità religiose, applicando le conoscenze provenienti dallo studio delle scienze umane all'esperienza di vita religiosa. Nell'introduzione alla sua relazione, G. Margarino, cita fonti del Magistero che sottolineano la rilevanza di questo tipo di approfondimento perché la vita nella Fede si accompagni a una umanità capace di accogliere in sé la bellezza dalla propria creaturalità costituita ad immagine e somiglianza di Dio. Tuttavia la fragilità della condizione umana non permette sempre e comunque di far emergere nella sua purezza e grandezza quanto Dio ha creato; S. Agostino successivamente S. Tommaso, seguiti da altri teologi, tra i quali non possiamo dimenticare Maritain, si sono a lungo interrogati sul rapporto tra il divino e l'umano, attribuendo a quest'ultimo, sostenuto dalla Grazia, la capacità di dare una risposta alla chiamata di Dio nella santità. La conoscenza dei processi razionali e psichici che abitano l'uomo e che S. Benedetta della Croce (Edith Stein) ha sapientemente analizzato nelle sue opere filosofiche e spirituali, rappresentano un importante contributo alla maturazione umana , che poi è quel terreno in cui il Buon Seminatore butta il seme della Grazia. Il terreno, per i più diversi fattori, può presentare delle aridità, può essere pietroso o ricco di rovi cresciuti inconsapevolmente che comunque soffocano la Parola. Non è sempre facile accorgersi di tutto ciò, anzi a volte la capacità di adattamento della persona alle regole sociali e culturali può mascherare dei tratti di carattere propri di una immaturità affettiva e di crescita umana, che costituiscono un impedimento alla manifestazione del Dio con e fra di noi. Di qui la necessità di prendersi cura della debolezza umana e relazionale di coloro che sinceramente hanno risposto alla chiamata del Signore, e ciò indipendentemente dalla personale struttura di carattere che li rende comunque unici e irripetibili. I limiti costitutivi che ciascuno di noi porta con sé, in alcuni casi, rappresentano una difficoltà nella capacità di trascendersi, di uscire da sé per incontrare l'altro e mettono in difficoltà sia chi è portatore di tali limiti sia le persone che con costoro condividono esperienze di vita. Che dire poi delle relazioni fraterne fondate non su interessi sociali o scelte di affinità di carattere ma su una fratellanza che viene dall'Alto?Il prendersi cura, l'impegno a realizzare l'amore fraterno non può allora essere rinviato solo a buona predisposizione di spirito, ma comporta anche la capacità di riconoscere le difficoltà in cui si dibatte il fratello e la disponibilità a mettere in atto tutti quei presidi e movimenti che permettano il recupero più ampio possibile di una umanità soffocata o costretta da sovrapposizioni esperienziali che sfigurano quell'immagine di Dio presente in ciascuna creatura umana. Di qui il titolo di questo volume: "L'accoglienza difficile" con cui si vuole sottolineare l'attenzione sia alle difficoltà, comunemente definite "disagi", sia alla capacità di accoglienza che deve essere propria delle Comunità e dei responsabili che hanno il compito di essere "padri", "pastori", "custodi" dei loro fratelli.