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« Figuratevi il più insignificante, il più meschino degli uomini, un rifiuto della società, non necessario ad alcuno, del tutto inutile, del tutto ripugnante, ma di un amor proprio smisurato » - F. D. Questo è uno dei romanzi meno conosciuti e più riusciti del grande scrittore russo. Dove l'orrendo e insopportabile protagonista, Fomà Fomìc, detta legge nella piccola corte famigliare della generalessa Krachòtkina nel paesino di Stepàncikovo, come un Rasputin di ultima categoria.È un romanzo abbondantemente comico, cosa rara in Dostoevskij. Fomà Fomìc chiacchiera, mena la lingua, fa l'intellettuale onnisciente, intontisce tutti a furia di istruzione, vuole insegnare il francese anche ai contadini; sembra un personaggio isterico e sbraitante della televisione d'oggi, un tuttologo spudorato, che a buttarlo in mezzo al letame continuerebbe a cianciare. Appartiene alla schiera dei rancorosi falliti; ce n'è uno in ogni romanzo di Dostoevskij, qui è eccezionalmente caricaturale e antipatico. Il libro è del 1859, anticipa le Memorie del sottosuolo e i suoi grandi più noti romanzi.