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L'opera di David Maria Turoldo gli valse l'ammirazione di illustri protagonisti della poesia contemporanea come Andrea Zanzotto, Luciano Erba e Giovanni Giudici. Le riflessioni e le poesie raccolte in questo volume compongono un libro di meditazione e di vita, trasformandosi in un inno liturgico e in un canto di battaglia. Esse ci conducono all'eremo ma anche nel groviglio della città: « Signore, se è di troppo chiederti l'innocenza del fanciullo, donaci almeno la capacità di un rimorso; scrivi in noi le tavole dei comandamenti, da' carne al tuo mandato nuovo ». Da queste pagine traspare il profilo più autentico di padre Turoldo, ribelle a tutto quanto offende la dignità della vita e i diritti della persona, ma anche fedele alla propria vocazione: quella di un dialogo ininterrotto con Dio, suo unico confidente, per scoprirlo, interrogarlo, coinvolgerlo nella vita di tutti i giorni, gridargli la disperazione dell'uomo e, alla fine, accettarne la volontà.