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Carlo Goldoni compì una trasformazione sostanziale nel teatro italiano, riformando la Commedia dell'Arte, che dai fasti del Cinquecento si era sclerotizzata in una forma di recitazione a soggetto con schemi ormai vecchi e ripetitivi, e personaggi/maschere divenuti rigidi e inerti fino alla più ridicola e fastidiosa riconoscibilità. Per Goldoni, invece, doveva essere il teatro inteso come scena, attore, spettacolo, a dettare la drammaturgia intesa come testo, attraverso un gioco di reciproci influssi simbiotici tra autore, attori e rappresentazione scenica. Ma non solo: il commediografo veneziano fece evolvere definitivamente le maschere in veri e propri personaggi, attraverso un processo di umanizzazione che restituiva un affresco realistico dell'animo umano. Non fu una riforma indolore, come testimoniano le traversie della vita di Goldoni, culminate con il volontario esilio in Francia. Ma ormai, come diceva egli stesso, « Il Mondo », la vera vita, era entrato nel « Teatro », per non allontanarsene mai più.