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Glue. Estetica urbana dai graffiti alla pornografia è un saggio di estetica di impostazione divulgativa che esamina le principali forme iconiche tipiche dei centri urbani (dalle insegne pubblicitarie, ai graffiti, ai tatuaggi, etc.) e i loro rapporti col mondo dell'arte con puntuali riferimenti ad alcune opere contemporanee. Il lavoro prende le mosse dalla constatazione che numerose forme artistiche si sono ibridate con linguaggi propriamente pubblicitari, dando così luogo a una categoria estetica ("glue" appunto) vischiosa che unisce sfida artistica e brand, marketing e avanguardia, ready made e moda. Questo tipo di prodotto ibrido, tuttavia, non si mostra solo nei musei (ormai quasi totalmente disertati dal pubblico) o sui cartelloni pubblicitari (a cui ormai siamo assuefatti tanto da non vederli quasi più), ma anche in luoghi meno scontati, come la pelle e i muri. Infatti, il Glue, proprio per essere allo stesso tempo arte e pubblicità, diventa il vettore dell'identità nelle società contemporanee: prendiamo come esempi di questa liminarità i graffiti (che possono essere sia opere d'arte, che prodotti identitari di culture suburbane, che fonti d'ispirazione per moda e pubblicità) e i tatuaggi (che definiscono l'identità di un soggetto e sono allo stesso tempo oggetti di moda e spesso d'arte). Come esempio di Glue, nella seconda parte del lavoro, viene esaminato il porno, che grazie all'uso che fa del corpo, dell'estetica e della tecnologia, si impone come paradigma estetico per la provocazione artistica, per la creazione pubblicitaria e per l'autopercezione soggettiva.