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Con quest'opera, Marinetti rinuncia parzialmente alle Parole in libertà teorizzate nel Manifesto tecnico della letteratura futurista e sperimentate in Zang Tumb Tumb e 8 anime in una bomba, tornando allo stile allegorico e alle suggestioni africane del suo primo romanzo, Mafarka il Futurista. Le avventure di un branco di belve umane che un sogno di poesia e la sete di giustizia trasformano in eroi capaci di guidare sommosse operaie e di concepire un mondo che riconosce nell'arte il bene supremo dell'umanità. Poema simbolico e romanzo fantastico questo libro è soprattutto un'opera vasta, violenta e dinamica che rispecchia il gusto e i precetti dell'arte futurista. I critici sono unanimi nel considerare Gli indomabili un'allegoria politica: nel testo vengono rielaborati spunti contenuti nei manifesti politici di Marinetti (raccolti in Democrazia futurista, Al di là del Comunismo, Futurismo e Fascismo. Nel romanzo la rivolta dei lavoratori (i "Fluviali") sembra considerata ineluttabile, anche se per Marinetti dev'essere un'élite di artisti e intellettuali (gli "Indomabili") a guidarla: non già alla conquista dei mezzi di produzione, bensì verso "il Lago della Poesia", che per Marinetti rappresenta la forza consolatrice dell'Arte, in grado di riscattare la meccanica monotonia del lavoro. Come l'autore aveva anticipato nell'ultima pagina di Al di là del Comunismo: "Non avremo il paradiso terrestre, ma l'inferno economico sarà rallegrato e pacificato dalle innumerevoli feste dell'arte".