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Il marginale dibattito storiografico intorno agli Arditi del popolo, pur facendo luce su alcuni aspetti per anni occultati, lascia tutt'oggi aperte diverse questioni anche di natura interpretativa. Nei classici dellastoria del Novecento questo movimentoviene menzionato quasi esclusivamenteen passant. La convinzione che la storiala scrivano i vincitori non è sufficiente a spiegare l'oblio che l'arditismo popolare ha incontrato dalla sua morte ai giorni nostri. Andrea Staid propone un'analisi deglieventi e delle cause che diedero vita agli Arditi del popolo nel 1921 evidenziandone l'originalità politica rispetto ai movimenti di quel periodo storico. Una rilettura del biennio '21-'22 che vede inizialmentecontrapporsi da una parte gli Arditi del popolo insieme agli antifascisti e dall'altra i fascisti e i loro sostenitori. Viene esaminato il percorso politico di questa organizzazione: dalla sua formazione, al suo assetto di tipo militare, ai rapporti con i movimenti della sinistra ufficiale fino alle ambiguitàche la condussero all'oblio. Un'attenzione particolare è rivolta agli episodi avvenuti nella città di Parma, per ribadirne l'unicitàdell'unione popolare sviluppatasi nelborgo di Oltretorrente e culminata con le leggendarie barricate dell'agosto 1922, quando gli Arditi di Guido Picelli sconfissero i fascisti di Balbo, unica sconfitta subita dai fascisti prima della Marcia su Roma, nonostante la differenza delle forze incampo in termini numerici e di armamenti. Nella seconda parte, la lettura storica degli eventi lascia spazio a frammenti unici di testimonianze orali delle giornate delle barricate e a un racconto per immagini delle figure emblematiche dell'arditismo: anarchici, comunisti, irregolari, ribelli, la cui convivenza, non sempre pacifica, sarebbe proseguita nella Guerra di Spagna e nella Resistenza.