Terza raccolta pubblicata da Corrado Govoni, Fuochi d'artifizio (1905) è tra i libri di poesia più scioccanti e insoliti del nostro Primo Novecento.... > Lire la suite
Terza raccolta pubblicata da Corrado Govoni, Fuochi d'artifizio (1905) è tra i libri di poesia più scioccanti e insoliti del nostro Primo Novecento. Dopo che il giovane poeta ferrarese si era affrancato, attraverso le prime due opere (Le fiale e Armonia in grigio et in silenzio, 1903), dai modelli simbolisti francesi e dall'egida di Pascoli e d'Annunzio, non gli restava che godere del vuoto letterario con la maggiore libertà possibile, e questa raccolta celebra l'emancipazione trasgredendo qualsiasi codice lirico tradizionale: nei Fuochi d'artifizio ecco dunque trionfare l'anti-sublime e l'anti-letterario, l'ineleganza e il disordine, il caos e lo stupore. Govoni gioca a disorientare il lettore, accompagnandolo in viaggi allucinati ed euforici nella campagna ferrarese, e poi travolgendolo in continue girandole di fantasie esotiche, sogni macabri, visioni di stampo decadente ed esplorazioni conventuali, per meandri che mimano la struttura di un labirinto. Grazie alla mancanza di sezioni che scandiscano secondo un disegno ordinato le poesie, il senso di spaesamento, nella lettura, è totale, tanto più che i numerosi rimandi interni creano immagini ricorrenti e percorsi nascosti nel dedalo di un mondo in incessante metamorfosi, mentre esplodono analogie e metafore che scardinano dalle fondamenta i nessi tra gli oggetti. E così Govoni, mentre assiste e ci fa assistere alla frantumazione della realtà, si e ci lascia meravigliare dai colori e dai suoni dello spettacolo ottenuto, e prova in ogni modo, forzando il linguaggio e boicottando la grammatica, a trasmettere al lettore il godimento di un mondo che si dissolve e perde, da ogni falla, il suo significato. Ma dallo spazio della creazione poetica bisogna giocoforza uscire: non a caso i Fuochi d'artifizio sono attraversati da una sotterranea vena luttuosa che rende sinistra la sua festosità; la fiera, a ben vedere, si rivela pur sempre una carrellata di figure marginali: pazzi, saltimbanchi, vedove e malati di tisi, suore che escono dal convento e mendicanti, in un tripudio dell'anomalia che rimane un'esperienza eccentrica e fortemente isolata nella storia della poesia italiana. Questa è la prima volta che i Fuochi d'artifizio vengono ripubblicati integralmente dopo la prima edizione, e la veste digitale consente di riprodurne il colore originale e di confermarne la spiazzante vitalità.