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Da cosa dipende la forma di un'architettura o di un'infrastruttura?Che cosa, in ultima analisi, la determina? Una possibile risposta, ancora diffusa e radicata nel sentire comune, è quella sintetizzatadal celebre motto modernista « Form Follows Function », un principio spiccatamente pratico e razionale che lega la forma di unoggetto o di un manufatto alla sua funzione. Nel De architectura, ovvero nel trattato di teoria dell'architetturapiù antico di cui disponiamo, Vitruvio aveva associato già più diduemila anni fa il concetto di bellezza (venustas) a quello delladestinazione d'uso (utilitas). Tuttavia, il celebre teorico romanoaveva inserito questa coppia di princìpi in una triade, associandolaall'idea di solidità e stabilità strutturale (firmitas). Non sarebbe dunque corretto affermare che la modernità (o, meglio, una certa versione stereotipata e funzionalista dell'architettura) abbia attribuito un'eccessiva enfasi al concetto di funzione, masi dovrebbe prendere atto del fatto che essa ha dimenticato o datoper scontato il terzo elemento che sosteneva la teoria vitruviana, ovvero la struttura. Nessuna forma può esistere o rimanere in piedi se non viene in qualche modo sostenuta. Ma c'è di più: il principio strutturale che sorregge un oggetto quasi sempre determina inmaniera sostanziale anche la sua forma. In questa prospettiva, il presente volume raccoglie alcune riflessioni che affrontano il tema del rapporto tra forma e struttura. Emerge così un intreccio di spunti, basati su esperienze diversificate neicampi della ricerca storica e della pratica professionale, attraversoi quali è possibile delineare una modalità altra di concepire laforma a partire dalla struttura, e forse persino un'idea alternativadi modernità.