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Angela Davis, nota militante del movimento americano per i diritti civili sin dagli inizi degli anni Sessanta, è oggi una studiosa di fama internazionale che ha focalizzato il suo impegno in una delle battaglie più difficili: abolire il carcere. Con lucidità scientifica e un'instancabile passione ideale, Davis analizza il sistema « carcerario - industriale » americano - quello per cui due milioni e mezzo di persone sono detenute negli Stati Uniti - e mostra come questo modello fondi le sue basi economiche su una sorta di schiavismo morbido: donne abusate e farmacologizzate, manodopera a costo zero per le corporation, neri e ispanici a cui vengono negate istruzioni e assistenza sanitaria. Oggi più che mai, tutto questo ci riguarda. Le recenti rivolte e i fatti di Santa Maria Capua Vetere ci rendono impossibile ignorare le condizioni in cui sopravvivono i detenuti nelle carceri italiane e ci dicono quanto sia urgente ripensare il sistema penale. Parlare di riforma del carcere non è sufficiente, occorre spingersi a immaginare ciò che resta inimmaginabile anche per molti sedicenti progressisti: un mondo senza prigioni. In un clima ben diverso da quello in cui è apparso per la prima volta nelle librerie italiane- un clima in cui l'espressione « abolizionismo carcerario » si è fatta finalmente pronunciabile e dunque tanto più inammissibile - Aboliamo le prigioni? si conferma una piccola guida di resistenza, che a partire dalla battaglia contro il carcere diventa denuncia di ogni forma di oppressione, e alla fine chiama tutti direttamente in causa, perché le nostre idee cambieranno davvero soltanto quando saranno cambiati i nostri comportamenti.